Apicetomia in clinica dentale AMICADENT

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Apicetomia in clinica dentale AMICADENT

Ciste, granuloma, lesione periapicale, fistola: tutti termini abbastanza consueti e frequenti nella prassi odontoiatrica e nella terminologia dentistica. Sicuramente li avete già sentiti nominare, oppure il vostro dentista vi ha detto che uno dei vostri denti è interessato proprio da uno di questi processi patologici. Il loro denominatore comune è la perdita dell’osso e la sua sostituzione con nuovo e soffice tessuto a consistenza granulare che viene immesso nell’area di cicatrizzazione della ferita attorno all’apice del canale radicolare colpito dal processo infiammatorio. Perdita ossea a parte, altra malaugurata conseguenza di questo processo infiammatorio è che il contenuto purulento di queste lesioni periapicali, attraverso il sistema sanguigno, può persino raggiungere il cuore, i reni, le articolazioni e gli altri tessuti e organi del corpo umano, causando seri problemi alla salute.



COME SI FORMANO QUESTE LESIONI?

Le cause primarie di queste lesioni possono essere endodontiche (l’endodonzia è quella branca dell’odontoiatria che si occupa della cura della polpa dentaria e della radice), parodontologiche (riguardanti, cioè, i tessuti molli del cavo orale che attorniano il dente) oppure dovute alla loro combinazione. Anche i traumi e le complicanze conseguenti a un trattamento terapeutico dei tessuti dentari possono essere un importante fattore scatenante. I sintomi più frequenti di questo processo patologico sono il dolore, il gonfiore e la fistola, ossia quel canale di nuova formazione attraverso il quale i prodotti dell’infiammazione (pus e altri liquidi) vengono espulsi emergendo sulla superficie del tessuto infiammato. Capita a volte che queste lesioni vengano scoperte casualmente, grazie a una semplice radiografia. Esse, infatti, possono essere asintomatiche per lungo tempo. Quando i processi infiammatori sono più intensi e durano da più tempo, può capitare che l’osso, a causa della retrazione delle gengive, si scopra, rivelando una struttura molliccia (come una “pallina da pingpong”). Le dimensioni di queste lesioni sono variabili: si va da qualche millimetro a qualche centimetro di diametro.



LA CURA

Una volta confermata la presenza di un granuloma o di una ciste, l’odontoiatra deve valutare se è possibile “salvare” il dente o i denti interessati, o se, invece, occorre procedere alla sua/loro estrazione. La cura in questi casi non può che essere chirurgica e si chiama APICECTOMIA (dal greco antico Apex, apicis - apice e Extomia - rimozione, taglio). Lo scopo di quest’intervento di chirurgia dentale consiste nel tagliare l’apice del canale radicolare assieme ai tessuti patologici, al fine di eliminare l’infiammazione. L’intervento si esegue in anestesia locale. Innanzitutto si pratica un’incisione sulla gengiva in prossimità del punto interessato dal processo patologico; poi, con una speciale punta, si pratica un foro nell’osso attraverso il quale sia possibile raggiungere la radice del dente. Infine, una volta raggiunto il canale radicolare, si procede alla rimozione dell’apice radicale e di tutto il tessuto infiammato. Soltanto facendo “piazza pulita” del tessuto malato si previene la ricaduta e il riformarsi del processo infettivo. Immediatamente prima dell’intervento, il canale radicolare o i canali radicolari vanno sigillati ermeticamente con un apposito materiale. Quanto descritto viene fatto per prevenire il ripresentarsi dell’infezione in entrambi i sensi: verso la corona dentale e verso l’apice della radice residua. Il riempimento del canale radicolare è possibile anche a intervento in corso. Talvolta, per la presenza di vari manufatti protesici nei canali radicolari, è impossibile procedere alla completa revisione del precedente riempimento; in tal caso ci si limita alla resezione della radice e alla rimozione del tessuto infiammato. Il vulnus residuo nell’osso va ripulito con molta cura da tutti i residui dell’infiammazione. Successivamente può essere riempito con materiale osseo sostitutivo oppure lo si lascia cicatrizzare naturalmente. L’incisione si sutura con alcuni punti. In fase postoperatoria bisogna evitare che la ferita e i punti vengano in alcun modo danneggiati e occorre attenersi alle indicazioni che l’odontoiatra impartisce sia a voce che per iscritto: raffreddare con ghiaccio dall’esterno il punto dell’intervento 6-8 ore dopo l’operazione; evitare cibi e bevande caldi per almeno 24 ore dopo l’intervento; non fumare; seguire un’igiene del cavo orale molto meticolosa…



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CONTROINDICAZIONI

Tra le patologie che integrano altrettante controindicazioni all’esecuzione dell’intervento chirurgico dell’apicectomia ricordiamo: le malattie sistemiche non controllate (come il diabete), l’endocardite batterica, i difetti cardiaci congeniti, le patologie della coagulazione del sangue ecc. Tra gli ostacoli che rendono difficoltoso lo svolgimento dell’apicectomia ricordiamo: il riassorbimento di oltre la metà della radice del dente, la perdita ossea avanzata attorno al dente interessato o la sua eccessiva mobilità.



CONCLUSIONE

Se la valutazione (diagnosi) dell’odontoiatra prima dell’intervento era esatta e l’intervento è stato eseguito a regola d’arte, è molto probabile che il dente interessato dall’apicectomia resterà al suo posto per lungo tempo. L’apicectomia può essere eseguita su qualsiasi dente, a meno che non esista un ostacolo di natura anatomica ad impedirlo, come, ad esempio, l’eccessiva vicinanza dei nervi e del seno mascellare.



Dott. mag. Alan Majanović, odontoiatra